Panoramica ovale

5 Novembre 2021

Andrea Nervuti su il Corriere dello Sport / Stadio del 5 novembre 2021

Stefano Raffin, ex allenatore di Imola e attuale Tecnico della Federazione Emilia-Romagna, fotografa la situazione delle squadre del nostro territorio.

Con le attività rugbistiche riprese ormai completamente da circa un mese, cominciano a delinearsi le prime fisionomie dei vari campionati. Nel girone 3 di Serie B, per esempio, il neonato Bologna
Club sta veleggiando al terzo posto in classifica, dopo aver raccolto ben 9 punti nelle due gare interne (14 a 10 al Cus Padova e 34 a 14 rifilato a Brescia), arrendendosi solo all’ultimo contro Villorba in trasferta. Discorso opposto, invece, per i romagnoli di Sam Morton: Imola, infatti, giace preoccupantemente ancora in fondo alla classifica con un pesantissimo differenziale di 168 punti, dovuto ai 185 incassati a fronte degli appena 17 segnati. Scendendo di una categoria, troviamo una Cadetta del Bologna con due vittorie e una sconfitta, in un raggruppamento equilibrato con altre due corregionali ambiziose del calibro di Ferrara e Pieve. Senza dimenticare il Giallo Dozza, ripartito in
campo ma soprattutto nella sua missione sociale. Insomma tanti spunti interessanti, che abbiamo voluto approfondire in compagnia del tecnico Federale Stefano Raffin.

Raffin, a livello generale, come sta andando la ripartenza?

«La ripresa è stata complessa, soprattutto dal punto di vista gestionale-organizzativo, perché la
macchina si era fermata a causa del Covid e chiaramente si era un pochino arrugginita. La parte più
difficile è stata quella legata alla riapertura del dialogo tra le società dopo tanto isolamento. Una volta ripartiti, però, abbiamo subito ingranato la marcia giusta e tutti i club si stanno comportando molto bene, tanto da non aver riscontrato focolai o particolari problemi riconducibili ai contagi».

Spostiamoci adesso sulla principale realtà cittadina: senza dubbio un buon inizio per il Bologna di Matteo Ballo…

«Possiamo dire che finalmente il Bologna Rugby Club ha levato l’àncora e adesso naviga in totale
autonomia verso i propri obiettivi.
Il progetto è articolato e parecchio importante. Certo, in quel girone c’è una corazzata come San Donà che tenterà immediatamente di risalire, ma i rossoblù non avranno pressioni e cercheranno di far crescere nel migliore dei modi i tanti giovani presenti in rosa».
Cosa sta accadendo, invece, al di là del fiume Santerno?
«In quel di Imola la situazione è molto complessa: i romagnoli sono un po’ in difficoltà, avendo subito una violenta spallata dal contesto pandemico. Inoltre, per problemi regolamentari, hanno preso una penalizzazione di 4 punti.
Il club ha comunque fiducia nel lavoro che sta facendo il britannico Sam Morton e speriamo che presto si possa invertire la rotta».

Scendendo di una categoria, che tipo di scenari troviamo in Serie C?

«Nel girone di riferimento, vedo il CUS Ferrara come favorito: una squadra di un gradino superiore e con una guida tecnica molto esperta. Bene anche Pieve, società molto accogliente e dalla grande tradizione ovale».

E la Cadetta rossoblù?

«La Cadetta del Bologna sta facendo esattamente quello che deve fare. Ovvero ricoprire il ruolo di
“laboratorio”, dove i ragazzi in uscita dalle giovanili possono accumulare esperienza senza pagare lo scotto di un pericoloso doppio salto in avanti e dove gli infortunati in via di guarigione possono riabituarsi progressivamente al ritmo partita. Al quadro generale, però, vorrei aggiungere una cosa…».
Prego…
«Sempre in quel gruppo c’è anche il Giallo Dozza, la squadra del carcere di Bologna. Ecco, sorvolando sui risultati, vorrei sottolineare l’importanza sociale di questa squadra e la grande collaborazione di tutte le altre società, perché non è mai semplice doversi adattare agli inevitabili vincoli legali imposti da questa situazione».

Chiudiamo con una battuta. A livello sportivo siamo senza dubbio nell’anno magico dell’Italia: crede che anche il rugby possa regalarci una gioia negli imminenti test match autunnali?

«Francamente, contro gli All Blacks, il vero termometro sarà l’affluenza di pubblico all’Olimpico. La sfida ai marziani della Nuova Zelanda sarà più che altro al palcoscenico per tornare a vedere
il grande rugby dal vivo dopo tutte le incertezze passate. Con l’Argentina a Treviso e contro l’Uruguay a Parma, invece, ce la giocheremo anche sul campo».

Andrea Nervuti